Raffaello e Perugino Modelli Nobili per Sassoferrato a Perugia

Perugia (PG)

Allestita nella Sala dell'Udienza e nella Cappella di San Giovanni, la mostra si propone di far dialogare alcune opere della prestigiosa galleria fiorentina con gli affreschi di Pietro Perugino (coadiuvato da Raffaello?) presenti nel Collegio del Cambio. In particolare verrà messo a confronto il celebre Autoritratto del Vannucci, dipinto sulla parete sinistra della Sala dell'Udienza, con l'Autoritratto giovanile di Raffaello conservato nella Galleria degli Uffizi e con il cosiddetto Ritratto del Perugino, sempre degli Uffizi, da alcuni considerato autoritratto, da altri ritenuto opera di Raffaello (o di Lorenzo di Credi).

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Il tema dell'autoritratto offre l'occasione per tornare a riflettere su un argomento caro al mondo dell'arte, almeno da quando tale genere di rappresentazione si associa alla consapevolezza, pienamente raggiunta in epoca rinascimentale, ma già serpeggiante nelle menti più colte e raffinate del proto-umanesimo fiorentino, che il pittore (ma anche lo scultore) svolge un'attività liberale, un'attività in cui il ruolo della mente è preponderante rispetto a quello della mano; in altri termini, da quando l'artista prende coscienza, per usare le parole di Edouard Pommier, “che ha il potere di mostrare la bellezza fino al punto in cui questa si confonde con lo splendore della rivelazione divina”.

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A rendere più articolato e dinamico questo progetto espositivo, concorre la presenza del famoso Autoritratto di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato. Anch'esso concesso in prestito dalla Galleria degli Uffizi, l'Autoritratto del Sassoferrato consente di affrontare il suggestivo tema della rivisitazione secentesca dei modi espressivi di Perugino e di Raffaello. Per illustrare questo argomento la mostra presenta sette opere del pittore marchigiano ispirate, più o meno liberamente, ai prototipi dei due artisti rinascimentali. Conservate nella basilica di San Pietro a Perugia, le sette opere di Sassoferrato danno la misura dell'impegno messo dall'artista nel riproporre i celebri e venerati modelli della tradizione figurativa tardo-quattrocentesta e primo-cinquecentesca. Allineandosi con quanto suggerito dalla precettistica contro riformata, che raccomanda ai pittori di realizzare “immagini oneste e devote, con que' segni che gli sono stati dati da gli antichi per privilegio de la santità”, Sassoferrato mette a punto una produzione figurativa che se da un lato riporta a nuova vita le levigate eleganze peruginesche e raffaellesche, dall'altro introduce formule iconografiche e stilistiche di indubbia originalità, utili al rafforzamento e alla diffusione della fede cattolica.

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